Oggi riparte il nostro percorso sull’analisi dell’attualità. Oggi affrontiamo un argomento di cui sicuramente avrete sentito parlare recentemente: la carne sintetica.
Ma, come ormai avrete capito, l’argomento è solo un pretesto per parlare di tutt’altro: parleremo di noi, del nostro rapporto con le novità e le tradizioni, di cibo, di ambiente e, soprattutto, della potenza delle parole ché sono importanti, “sono tutto quello che abbiamo” cit.
Sintetico e Chimico: “sono solo parole”?
Qualcuno potrà avere un senso di dejà-vu o credere che qui manchino le idee e quindi si cerchi di riciclare vecchi pensieri. Invece si tratta proprio di una scelta, una precisa “linea editoriale”.
Quando parliamo/scriviamo trasmettiamo un messaggio e questo messaggio deve essere chiaro, non fraintendibile. Si scrive di salute e alimentazione umana, due argomenti abbastanza serie e che richiedono rigore.
Perché questa doverosa precisazione? Perché quando sentite parlare di “carne sintetica” scappate, scappate immediatamente. La carne a cui ci si riferisce è conosciuta, dagli esperti del settore, come “carne coltivata”.
Vi suona come un ossimoro? Bene, sappiate che non è così perché il processo di produzione prevede il prelievo di qualche cellula da un animale e la loro crescita in un ambiente ideale dal punto di vista delle sostanze nutritive di cui ha bisogno per riprodursi e crescere.
Come dite? Avete sostituito “cellula di un animale” con germoglio di una pianta e avete scoperto che è quello che succede da sempre nelle serre? Avete appena realizzato che non è niente di diverso da quello che ci permette di mangiare arance o di comprare tulipani 12 mesi l’anno? Ecco, siete sulla strada giusta.
“Sintetico” infatti è un termine utilizzato dagli avversari della carne coltivata per contrapporlo a “naturale” senza che tuttavia ricordarsi che sono ormai centinaia di prodotti che vengono “prodotti” e che assumiamo ogni giorno: sono un esempio di ciò gli integratori alimentari che vengono spacciati per miracolosi e necessari per una vita “salutare”
Rinuncereste anche ad uno solo di essi perché “sintetico”?
Your Health, One Health
“La visione olistica One Health […] Si basa sul riconoscimento che la salute umana, la salute animale e la salute dell’ecosistema siano legate indissolubilmente.” (Come ci ricorda l’ISS).
Secondo questa visione quindi ogni intervento umano volto a migliorare lecondizioni del nostro ambiente e di ciò che ci circonda servirebbe a migliorare, di riflesso, la vita umana.
Qualcosa successo negli ultimi tre anni vi può far credere che sia un modo corretto di pensarla?
Ecco quindi che scopriamo che, un giorno futuro, potrebbe essere possibile ricavare il nostro petto di pollo partendo semplicemente da un piccolo prelievo di cellule da UN pollo e che da questo prelievo potrebbero derivare chissà quante porzioni.
Meno allevamenti intensivi significa anche un minor, se non nullo, utilizzo di antibiotici sugli animali con benefici diretti sulla salute umana che nei prossimi anni si troverà a dover combattere la piaga dell’antibiotico resistenza.
Ma non solo, provate infine ad immaginare che una carne buonissima ma piena di grassi saturi dannosi venga prodotta in modo da mantenerne inalterato il sapore ma che la quota di lipidi dannosa per il nostro copro venga tolta, rendendola una carne parimenti buona ma allo stesso tempo più sana.
.. e Quindi?
E quindi… per ora nulla! La carne coltivata è una tecnologia ancora agli albori e per ora la commercializzazione è molto limitata. Serviranno ancora molti anni di test e di affinamento delle tecnologie per rendere il prodotto più sicuro possibile e accessibile economicamente a tutti.
Il problema di questo ragionamento è che si tratta del normale processo con cui tutto viene trattato prima di essere messo in commercio. Solo chi non è del mestiere, o è fortemente in malafede, può ignorarlo.
Inoltre, qualora la carne coltivata venisse messa in commercio, non sarebbe niente altro che un prodotto nuovo a disposizione del consumatore, come lo sono le sostanze vegetali che mimano la carne nell’aspetto e nel nome.
Nessuna imposizione e nessuna sostituzione verrà messa in atto se non dalle normali logiche di mercato di domanda e offerta. Quindi se siete timorosi, ricordate, nessuno impedirà a nessuno di comprare la confezione di costine di allevamento, semplicemente ne troverete un’altra “coltivata”, di fianco.
Cosa ci insegna questa storia
Questa storia ci insegna, giustamente, che il progresso spaventa. E ci mancherebbe! L’ignoto affascina ma allo stesso tempo ci mette di fronte a domande sul futuro, e niente fa più paura del futuro.
L’unico modo per affrontarlo però è con la dovuta calma, riuscendo a riconoscere chi tenta di spiegarcelo e chi tenta di ingannarci. Controllare che parole usa, può essere sempre un buon inizio ;)
Alla prossima!
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